Whitepaper Flusso di lavoro per l'estrazione della cannabis

Ottenere estratti di canapa indiana in modo sicuro ed efficiente

04/17/2024

L'approccio sempre più liberale alla coltivazione e all'uso della pianta di canapa indiana in molte parti del mondo è gradito non solo a coloro che consumano la cannabis per i suoi effetti inebrianti. Quella che rappresenta probabilmente la più antica e utilizzata pianta medicinale dell'umanità è anche ricca di metaboliti che possiedono un potenziale farmacologico o terapeutico. Oltre alle case farmaceutiche, si sono posti l'obiettivo di sfruttare questo potenziale anche i produttori di cibi e bevande, integratori alimentari e prodotti per la cura della persona. E per una valida ragione: si stima che il fatturato del mercato globale della cannabis nel 2023 sia stato di circa 50 miliardi di euro, con un incremento del 15% all'anno fino al 2027 [1]. Un'attività redditizia, non da ultimo anche con i prodotti da banco a base di canapa indiana. Tuttavia, questi vengono sottoposti a severi controlli, in quanto non devono contenere ∆9-tetraidro-cannabinolo (THC) in quantità rilevanti, ovvero l'ingrediente a cui si attribuisce l'effetto stupefacente della cannabis. Dall'altra parte, ci si chiede in che modo si ottenga la massima resa possibile delle sostanze contenute nella canapa indiana da cui si spera di ottenere l'utilità commerciale desiderata. La tecnica di estrazione riveste una notevole importanza. Il presente white paper illustra i diversi metodi ampiamente utilizzati e diffusi per l'estrazione dei cannabinoidi THC e CBD e mostra anche il ruolo svolto dalla temperatura, la quale deve essere regolata e impostata in modo ottimale per il successo del processo.

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